Tra le fotografie che raccontano la storia della mia famiglia e della mia infanzia, ricorrono alcuni paesaggi dell’anima, luoghi in cui si trascorrevano abitualmente le vacanze, ambienti naturali che si direbbe abbiano accompagnato tutti noi, per generazioni.
Il progetto prende le mosse da questa suggestione, da un sentimento di nostalgia e insieme di gratitudine, tali da ispirarmi a trasportare con l’immaginazione ciascuno di noi in un suo paesaggio, fuori del tempo. Con la tecnica della sovrapposizione ho voluto mettere in dialogo passato e presente, fin quasi a fonderli, e confonderli, in elementi naturali che si trasformano per dare corpo ai ricordi.
Come visioni, bagliori di un sogno, nel paesaggio esteriore ho impresso l’impronta delle persone amate, della mia infanzia, di me stessa.
…“Dottore, lei dice che non ci sono aloni / attorno ai lampioni di Parigi / e quel che vedo è un’aberrazione / causata dall’età, una malattia. / Io le dico che ci ho messo tutta la vita / per vedere gli angeli nelle lampade a gas, / per sfuocare, dissolvere e infine eliminare / bandire / quei confini che a lei dispiace che io non veda, / per imparare che la linea che una volta chiamavo orizzonte / non esiste e il cielo e l’acqua, / così a lungo tenuti separati, partecipano della stessa essenza”…
(Lisel Mueller, Monet rifiuta l’operazione)
Progetto partecipante al Laboratorio INTORNO A NOI e incluso nell’anteprima online del Festival della Fotografia Contemporanea Face Photo News Sassoferrato 2020