isola

Le lunghe estati trascorse in campagna, vicino al mare, nei miei ricordi risplendono ancora della loro luce. Era quello per me un mondo popolato da grilli e cicale, da formiche e lucertole, su cui si spandeva il profumo degli alberi di fico, dei limoni e dei gelsomini, portato più intenso dal vento tra i rami degli ulivi. Mi capita di interrogarmi sulla natura del mio legame con quel mondo rurale, selvatico e dal fascino antico. Il paesaggio in cui sono cresciuta, su cui ho posato gli occhi sin dall’infanzia, quanto ha contribuito a fare di me quel che sono? La mia fisionomia è anche una zolla di terra, la chioma di un albero, un filo di paglia? La mia isola è una memoria e la memoria è la mia isola, avvolta in un riverbero di sole.

Opera finalista a Portfolio Italia – Gran Premio Fujifilm 2022

Seconda classificata alla Tappa di Sassoferrato 13° Portfolio dello Strega

Testo critico di Renza Grossi

pubblicato su http://www.centrofotografia.org (Centro italiano per la Fotografia d’Autore)

Com’è abitare sull’isola?
È come sfogliare un libro dalle immagini consumate.
È come togliere un telo dopo l’altro dal velo condensato attorno ai nostri occhi.
È come rivivere appieno i profumi infantili che ci avvolgono in forma di nido.
È come ascoltare il battito del nostro cuore che sembra esplodere nell’euforia della corsa.
È come rispondere alle voci che ora non sono più, ma che un tempo erano tutto.
Tornare sui propri passi e ripercorrere la strada che ci riconduce ogni volta verso la casa dei nostri affetti è come ritrovare le tracce di tutto ciò che abbiamo già vissuto, dimenticato e nuovamente abbracciato. Non serve aver lasciato un palazzo dorato per compiere grandi imprese e attraversare odissee. È la vita stessa che ci porta altrove, lontani dal nostro punto di partenza, dove nulla di quello che eravamo esiste ancora.
Ma quello che rimane è molto più di una manciata di ricordi. Sono percorsi sensibili che ancora riconosciamo come nostri. Sono tracce, a volte sbiadite, a volte corrose come quelle che Paola Buonomo ha raccolto con passione e con tenacia.
Sono delicate come fili d’erba, ancorate al suolo come le radici degli ulivi, innocenti come sguardi di bambini, consapevoli come mani che lavorano la terra.
La raccolta poetica di Paola è frammentaria, vive di empatia e crea un immaginario che ci porta distanti dalla realtà, in un luogo lontano in cui approdare o naufragare. Le sue fotografie, squarci d’affetto su di un passato mai del tutto scomparso, si depositano con discrezione nel nostro sguardo costringendoci a colmare le lacune, a completare ciò che si muove all’interno, accanto e intorno a loro. Le isole di Paola sono tante, diverse per ogni ricordo: sono vestiti leggeri che si muovono sul corpo, frutti spinosi che popolano giardini, schiene che si allontanano senza abbandonarti.
Com’è tornare all’isola di Paola?
È come raccogliere i sassi che ci permettono di ritrovare la strada di casa.
È come ricostruire strato dopo strato la nostra memoria che sta svanendo.
È come accorgerci d’improvviso che il rifugio diventa il punto di partenza.
È come scoprire che ciò che abbiamo lasciato ci spinge in avanti, fino ad oggi e poi verso il futuro.